Pellino, Annalisa ;
Zanelli, Beatrice
(2015)
Schedare, studiare e curare l'Arte Irregolare. Un’esperienza sul campo.
DOI
10.6092/unibo/amsacta/4264.
In: Inquietudini delle intelligenze. Contributi e riflessioni sull'Arte Irregolare.
A cura di:
Tosatti, Bianca ;
Ferrari, Stefano.
Bologna:
Dipartimento delle Arti,
pp. 189-198.
ISBN 978-88-905224-5-1.
In: Quaderni di PsicoArt, (6).
A cura di:
Ferrari, Stefano.
Full text available as:
Abstract
Da una parte l'imbarazzo dello storico dell'arte nel prendere atto dei limiti di una formazione basata su rigide categorie, nicchie temporali, correnti, stili, strumenti che, seppur utili, risultano talvolta inadeguati alla comprensione del senso profondo dell'arte irregolare. Dall'altra l'esigenza di classificare, catalogare, descrivere, mettere ordine (anche in senso fisico) in una materia complessa, cercando di individuare le "emergenze" di un mondo sommerso, le coordinate a cui far riferimento per orientarsi, a partire dal desiderio di comprensione che segue un'esperienza estetica del tutto inconsueta.
Infine la necessità del curatore di attivare un processo di estetizzazione e di comunicazione, necessari al riconoscimento e all'accreditamento culturale (di conseguenza alla salvaguardia e alla tutela) delle opere e degli autori, presso addetti ai lavori e studiosi, ma anche presso i decisori politici e il grande pubblico. In questo scenario, fra questi due e più poli, il giovane curatore diventa un equilibrista sul filo delle "nuove committenze" nel flusso informativo del contemporaneo sempre più impermeabile al trapasso di contenuti complessi e davanti ad un pubblico ora partecipe ora distratto e perplesso...
Cataloguing, studying and curating Outsider Art. A field experience.
On one hand there is the embarrassment of the art historian in acknowledging the limits of a training path based on strict categories, currents, movements, styles. Although useful, these instruments are sometimes inadequate to understand the deep sense of Outsider Art. On the other side there is the need to classify, catalog, describe, bring order (even physically) in a complex issue. Therefore, starting from the desire of understanding that follows a quite unusual aesthetic experience, the art historian seeks everything come to light from the underground and try to find the coordinates to orient himself/herself.
Furthermore there is also the need of the curator to start a process of aesthetization and communication in order to gain the recognition and the cultural accreditation (hence aimed to the preservation and protection) of outsider artworks and artists. In this scenario, between these two and more poles, the young curator becomes as a tightrope walker surrounded by the information flow of contemporary art system, which is increasingly impervious to the passing of complex contents.
Abstract
Da una parte l'imbarazzo dello storico dell'arte nel prendere atto dei limiti di una formazione basata su rigide categorie, nicchie temporali, correnti, stili, strumenti che, seppur utili, risultano talvolta inadeguati alla comprensione del senso profondo dell'arte irregolare. Dall'altra l'esigenza di classificare, catalogare, descrivere, mettere ordine (anche in senso fisico) in una materia complessa, cercando di individuare le "emergenze" di un mondo sommerso, le coordinate a cui far riferimento per orientarsi, a partire dal desiderio di comprensione che segue un'esperienza estetica del tutto inconsueta.
Infine la necessità del curatore di attivare un processo di estetizzazione e di comunicazione, necessari al riconoscimento e all'accreditamento culturale (di conseguenza alla salvaguardia e alla tutela) delle opere e degli autori, presso addetti ai lavori e studiosi, ma anche presso i decisori politici e il grande pubblico. In questo scenario, fra questi due e più poli, il giovane curatore diventa un equilibrista sul filo delle "nuove committenze" nel flusso informativo del contemporaneo sempre più impermeabile al trapasso di contenuti complessi e davanti ad un pubblico ora partecipe ora distratto e perplesso...
Cataloguing, studying and curating Outsider Art. A field experience.
On one hand there is the embarrassment of the art historian in acknowledging the limits of a training path based on strict categories, currents, movements, styles. Although useful, these instruments are sometimes inadequate to understand the deep sense of Outsider Art. On the other side there is the need to classify, catalog, describe, bring order (even physically) in a complex issue. Therefore, starting from the desire of understanding that follows a quite unusual aesthetic experience, the art historian seeks everything come to light from the underground and try to find the coordinates to orient himself/herself.
Furthermore there is also the need of the curator to start a process of aesthetization and communication in order to gain the recognition and the cultural accreditation (hence aimed to the preservation and protection) of outsider artworks and artists. In this scenario, between these two and more poles, the young curator becomes as a tightrope walker surrounded by the information flow of contemporary art system, which is increasingly impervious to the passing of complex contents.
Document type
Book Section
Creators
Subjects
ISBN
978-88-905224-5-1
DOI
Deposit date
29 May 2015 08:52
Last modified
21 Oct 2015 09:52
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978-88-905224-5-1
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