Maletta, Rosalba
(2016)
Effetti di corpo e teologia della carne in Morte di Danton di Georg Büchner.
DOI
10.6092/unibo/amsacta/5470.
In: Arte e psicologia. Contributi e riflessioni.
A cura di:
Ferrari, Stefano ;
Principale, Cristina.
Bologna:
Dipartimento delle Arti,
pp. 173-210.
ISBN 978-88-905224-6-8.
In: Quaderni di PsicoArt, (7).
A cura di:
Ferrari, Stefano.
ISSN 2421-079X.
Full text available as:
Abstract
Il contributo è volto a illuminare le relazioni di potere, le dinamiche sociali, politiche e private della prima prova teatrale büchneriana, composta quando Büchner era un giovane studente di anatomia, impegnato nei moti rivoluzionari. Tra figure retoriche ed economia libidica Morte di Danton sonda i limiti della sovranità nella società occidentale come eredità della Rivoluzione Francese e dei suoi eccessi. In tal senso il corpo incarna i suoi propri effetti attraverso situazioni paradossali, grottesche, argute dove si impone l’ambivalenza dello psichico. La psicoanalisi freudiana e lacaniana offre gli strumenti per indagare il valore semiotico del corpo-carne, la retorica rivoluzionaria e la struttura della sconfessione nella semantica della frase. Alto e basso; purezza e sporcizia nutrono l’universo del Danton dove teologico e scatologico sono embricati in un intreccio blasfemo e confusivo, volto a denunciare una società allo sbando in cui perversione, tradimento e inganno hanno la meglio. Lo sguardo autoptico di Büchner smaschera nell’ideale di sovranità un desiderio di dominio sull’altro che sfocia in violenza e fanatismo; orge e terrorismo reggono i rapporti umani. A dominare è una pulsionalità che gira a vuoto e sconfessa l’Edipo come principio ordinatore delle generazioni e della filiazione. Incesto e sovraesposizione del corpo popolano la scena insieme ai feticci del potere, ridotto a legge di fazione nel disconoscimento della creatura e della sua presenza nel mondo. Celan riconosce nel personaggio di Lucile la lingua della poesia e ne fa uno dei perni del suo discorso Il meridiano. L’accettazione del limite e della differenza; lo scacco della mancanza immettono nella pièce il respiro della creatura capace di congiungere in un unico destino alterità ed etica del vivente.
«Body effects and theology of the flesh in Georg Büchner’s Danton’s death».
The present contribution aims at highlighting the political, social and private intertwinings of Georg Büchner’s first play, written when he was a twenty-one year old German student of anatomy engaged in revolutionary events. Between rhetorical figures and the economics of Danton’s death investigates the limits of sovereignty in Western societies as heritage of the French Revolution and its excesses. Body incarnates its own effects by means of paradoxical situations, wit and ambivalence. Freudian and Lacanian psychoanalysis yield useful clues to investigate the semiotic value of the flesh as well as revolutionary rhetoric and semantic denial. Robespierre’s fantasy of purity nourishes a Sadian-sadistic innocence. The condensation of low and high, purity and filth, discipline and disorder, theological and scatological elements, denounces a scattered social order dominated by perversion, ravaged by deception, exploitation and betrayal. Büchner’s clinical clear-eyed, autoptic analysis reaches beyond the idea of sovereignty to a perverted desire of mastery breaking out into violence and fanaticism. Considering the overabundant flesh the body becomes theery protagonist of the drama: the place of possession and exclusion, idolatry and cannibalism.
What dominates is a pure, wasteful expenditure; autonomous and unlinking acts reject the Oedipal conflict. This entails the substitution of a personal law for the collective one thus suggesting that the history of the Western onto-theological tradition is the history of the sequestration of the life of the body into fetishes and the disavowal of creatureliness, as Paul Celan argues in The Meridian. Celan draws attention to the ethical questions raised by Lucile as a way of relating to otherness, i. e. to poetry as the very voice of each single creature.
Abstract
Il contributo è volto a illuminare le relazioni di potere, le dinamiche sociali, politiche e private della prima prova teatrale büchneriana, composta quando Büchner era un giovane studente di anatomia, impegnato nei moti rivoluzionari. Tra figure retoriche ed economia libidica Morte di Danton sonda i limiti della sovranità nella società occidentale come eredità della Rivoluzione Francese e dei suoi eccessi. In tal senso il corpo incarna i suoi propri effetti attraverso situazioni paradossali, grottesche, argute dove si impone l’ambivalenza dello psichico. La psicoanalisi freudiana e lacaniana offre gli strumenti per indagare il valore semiotico del corpo-carne, la retorica rivoluzionaria e la struttura della sconfessione nella semantica della frase. Alto e basso; purezza e sporcizia nutrono l’universo del Danton dove teologico e scatologico sono embricati in un intreccio blasfemo e confusivo, volto a denunciare una società allo sbando in cui perversione, tradimento e inganno hanno la meglio. Lo sguardo autoptico di Büchner smaschera nell’ideale di sovranità un desiderio di dominio sull’altro che sfocia in violenza e fanatismo; orge e terrorismo reggono i rapporti umani. A dominare è una pulsionalità che gira a vuoto e sconfessa l’Edipo come principio ordinatore delle generazioni e della filiazione. Incesto e sovraesposizione del corpo popolano la scena insieme ai feticci del potere, ridotto a legge di fazione nel disconoscimento della creatura e della sua presenza nel mondo. Celan riconosce nel personaggio di Lucile la lingua della poesia e ne fa uno dei perni del suo discorso Il meridiano. L’accettazione del limite e della differenza; lo scacco della mancanza immettono nella pièce il respiro della creatura capace di congiungere in un unico destino alterità ed etica del vivente.
«Body effects and theology of the flesh in Georg Büchner’s Danton’s death».
The present contribution aims at highlighting the political, social and private intertwinings of Georg Büchner’s first play, written when he was a twenty-one year old German student of anatomy engaged in revolutionary events. Between rhetorical figures and the economics of Danton’s death investigates the limits of sovereignty in Western societies as heritage of the French Revolution and its excesses. Body incarnates its own effects by means of paradoxical situations, wit and ambivalence. Freudian and Lacanian psychoanalysis yield useful clues to investigate the semiotic value of the flesh as well as revolutionary rhetoric and semantic denial. Robespierre’s fantasy of purity nourishes a Sadian-sadistic innocence. The condensation of low and high, purity and filth, discipline and disorder, theological and scatological elements, denounces a scattered social order dominated by perversion, ravaged by deception, exploitation and betrayal. Büchner’s clinical clear-eyed, autoptic analysis reaches beyond the idea of sovereignty to a perverted desire of mastery breaking out into violence and fanaticism. Considering the overabundant flesh the body becomes theery protagonist of the drama: the place of possession and exclusion, idolatry and cannibalism.
What dominates is a pure, wasteful expenditure; autonomous and unlinking acts reject the Oedipal conflict. This entails the substitution of a personal law for the collective one thus suggesting that the history of the Western onto-theological tradition is the history of the sequestration of the life of the body into fetishes and the disavowal of creatureliness, as Paul Celan argues in The Meridian. Celan draws attention to the ethical questions raised by Lucile as a way of relating to otherness, i. e. to poetry as the very voice of each single creature.
Document type
Book Section
Creators
Subjects
ISSN
2421-079X
ISBN
978-88-905224-6-8
DOI
Deposit date
13 Dec 2016 11:03
Last modified
07 Jun 2017 09:25
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