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Abstract
Con questo saggio, Mette Rudvin ci porta alle funzioni del primitivismo nelle cronache odierne, esaminando le occorrenze del paradigma “immigrato/ straniero = primitivo” in un piccolo corpus di testi scritti e orali tratti dai media – che comprendono telegiornali, articoli e anche talk show politici italiani che vertono sul fenomeno dell’immigrazione – e mostrando come i miti occidentali del primitivismo vengano rappresentati linguisticamente. Lo studio, saldamente ancorato nelle teorie postcoloniali, rivela come il discorso popolare e giornalistico sull’immigrato si forgi sui più svariati e soventi contradditori miti occidentali del primitivo – da quello del “buon selvaggio” in armonia con la natura, a quello del ‘selvaggio bestiale e incivile’, fino a quello del ‘selvaggio irrazionale e/o sensuale’, tutte modalità di rappresentazione dell’altro come subalterno. L’analisi documenta non solo come il ‘mito’ del primitivismo si concretizzi nelle rappresentazioni dell’immigrazione che emergono sia dai discorsi di carattere apertamente razziale che da quelli presunti ‘liberal’, ma anche i modi in cui tali rappresentazioni contribuiscono a riproporre e istituzionalizzare i pregiudizi stereotipati di lettori, la cui dieta giornaliera di ‘notizie’ alimenta timori dell’altro, piuttosto che offrire narrazioni positive di individui appartenenti a civiltà differenti, che potrebbero costituire il potenziale per la creazione di rinnovati e migliori paradigmi culturali da contrapporre ad antichi ed anacronistici miti.
Altri metadati
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